La televisione, nonostante la spietata concorrenza ormai svolta dalle nuove tecnologie come lo streaming e le piattaforme di contenuti on demand, continua a essere uno degli strumenti più utilizzati per informazione e, soprattutto, intrattenimento: secondo un rilevamento del 2018, infatti, il 97% delle famiglie possiede un televisore, contro percentuali molto più ridotte di possesso di pc fissi o tablet. Ancora oggi quindi la televisione continua a rivestire un ruolo fondamentale nella vita quotidiana, e tale ruolo si riflette anche su alcuni programmi particolari. Negli anni si sono succeduti numerosissimi programmi a tema sportivo, il successo di alcuni dei quali ha garantito che divenissero dei veri e propri fenomeni culturali. Ma non si tratta solo di notiziari o commentari sportivi: al contrario, la storia televisiva è ricca di programmi costruiti attorno a un particolare sport.
Il primo caso a saltare agli occhi è quello dei programmi del trio comico milanese Gialappa’s Band. La storia del gruppo è strettamente legata a contenuti sportivi, fin dagli esordi: infatti, il trio comincia a divenire noto grazie ai Mondiali di calcio del 1986, da loro commentati in radio in maniera ironica e dissacrante. Nel corso degli anni, approdati alla televisione, hanno ampliato il loro raggio d’azione a numerosi programmi, tutti caratterizzati dallo stile ormai iconico della comicità del gruppo. In ogni caso, i loro più grandi successi sono legati al calcio: basti pensare a Mai Dire Gol, che proprio quest’anno compie trent’anni, e i suoi vari seguiti, Mai Dire Domenica, Mai Dire Lunedì e così via. Il format dei programmi prevedeva, accanto a contenuti tipicamente cabarettistici, i commenti al mondo calcistico che hanno resa famosa la Gialappa’s: azioni di gioco grottesche, interviste surreali e così via. Al di là del calcio, il trio ha adattato il suo stile anche per commentare altre manifestazioni sportive, come nel caso delle Olimpiadi.
Sulle stesse reti, nella prima metà degli anni 2000, ha riscosso enorme successo fra i più giovani un altro programma sportivo. In questo caso, larga parte della particolarità derivava dallo sport proposto: il wrestling. Lo sport/spettacolo di combattimento tipicamente americano, infatti, aveva già conosciuto un periodo di spolvero in Italia negli anni ’80; ma è nel 2003, quanto Italia 1 comincia a trasmettere SmackDown, che lo sport diventa un fenomeno con tanto di figurine, videogiochi e action figures. Molto è dovuto anche al presentatore, una delle voci più note del periodo: Giacomo Valenti. Il commentatore livornese, insieme a Christian Recalcati, presentò il programma fino alla sua chiusura, nel 2007, quando l’emittente decise di sospenderne la trasmissione. Lo stesso Valenti ha in seguito commentato un altro programma sportivo, questa volta sul poker: Poker1mania. Il programma, andato in onda per sei anni a partire dal 2007, è legato indissolubilmente alla voce del suo presentatore, entrato di conseguenza a buon diritto nella lista dei più famosi commentatori del gioco e riscuotendo un grosso successo di pubblico, contribuendo in maniera determinante al successo del poker in Italia, vero e proprio fenomeno culturale negli anni in questione. Il rapporto di Valenti con i programmi sportivi conta anche un altro esempio, probabilmente il più particolare fra quelli citati: Slamball. Il gioco, nato negli Stati Uniti, è stato inventato come una modifica del basket: si gioca infatti in un campo analogo a quello di pallacanestro, che però presenta dei tappeti elastici sotto i canestri. Le regole ricalcano quelle del basket, con le ovvie differenze date dalle azioni sui trampolini. Dopo due campionati e altrettante stagioni negli USA, il modesto successo fece accantonare il progetto fino al 2007, quando venne riproposto in Europa per altri due campionati: le partite venivano trasmesse da Italia 1 commentate da Valenti insieme a Dan Peterson, storico allenatore statunitense.
Infine, tornando al calcio, a cavallo tra il 2004 e il 2006, andò in onda un esperimento particolarmente curioso: preso atto del successo del format del reality, si pensò di provare ad applicarlo a una squadra di calcio e seguire così la vita sportiva e privata di una rosa di calciatori, partecipanti al campionato di Eccellenza e, nella seconda stagione, al campionato di Serie D. Anche in questo caso attorno al programma, battezzato Campioni, si creò un vero e proprio fenomeno di costume, e larga parte dei giocatori partecipanti è rimasta nel giro di vari programmi televisivi.