Il mondiale come sempre ci regala delle sorprese. Le squadre che sembrano tra le principali candidate per la vittoria finale, a volte cadono addirittura ai gironi. L’Italia in questo ambito forse è uno dei peggiori esempi. Nel mondiale in Sudafrica del 2010 l’Italia si presentò da campione in carica e uscì ai gironi. Stessa sorte per la Spagna, che dopo aver conquistato il mondiale del 2010, ha avuto la stessa amara sorte in Brasile nel 2014 e non è riuscita ad arrivare nemmeno agli ottavi di finale. La “maledizione” del campione in carica ha colpito anche la Germania, che dopo aver sconfitto in Brasile l’Argentina di Leo Messi al Maracanà, dovette arrendersi alla fase iniziale in Russia 2018.
Le sorprese (in negativo) di Qatar 2022
Il flop mondiale della Germania
La Germania quest’anno non è stata più fortunata, sebbene molti pronostici sui bookmakers AAMS o ADM l’avessero collocata tra le favorite alla vittoria. I teutonici non sono riusciti a qualificarsi alla fase a eliminazione diretta. Il gruppo vedeva la Spagna, il Giappone e il Costa Rica. La Germania ha fallito la prima uscita con il Giappone lasciando che i nipponici rimontassero il vantaggio iniziale dei tedeschi per poi perdere 2-1. Contro la Spagna, la squadra di Flick ha ottenuto un pareggio, mentre con il Costa Rica la vittoria per 4-2 non è bastata per riuscire a raggiungere gli ottavi di finale. I tedeschi non raggiungono così questo traguardo proprio dal loro glorioso mondiale brasiliano.
Belgio: un mondiale che conferma il rimpianto
Il Belgio per anni è stata la prima squadra al mondo nel ranking FIFA. Durante le qualificazioni per i grandi tornei internazionali, i diavoli rossi hanno impressionato il mondo grazie all’enorme qualità tecnica a disposizione della rosa. Il Belgio è uno dei più grandi produttori di talenti del mondo e i suoi giocatori fanno parte delle rose delle migliori squadre europee.
La sensazione oggi è che la grande opportunità del Belgio sia sfumata: gli anni della generazione d’oro che vedeva tra le file del Belgio giocatori come Lukaku, Mertens, De Bruyne e Hazard, erano quelli a cavallo tra il 2014 e il 2018. E anche lo scorso mondiale il Belgio si è arreso solamente in semifinale contro la Francia (che oggi è campione in carica). In questo mondiale la generazione d’oro si è presentata con 4 anni in più e parecchi dei giocatori sono arrivati fuori forma, come Hazard, o rientranti da un lungo infortunio come Lukaku.
Uruguay: il peso dell’attacco al mondiale
Sembrava che questo mondiale fosse una grande occasione per l’Uruguay: a Montevideo manca la coppa addirittura dal 1950 e c’era tanta voglia di rivalsa. L’Uruguay si presentava con giocatori iconici disposti a dare tutto per l’ultimo mondiale in carriera. Il centrale di difesa e capitano Godìn dopo una gloriosa carriera all’Atletico Madrid ci teneva a rimarcare la propria grinta e la propria tenacia.
A centrocampo la celeste poteva vantare un fuoriclasse di caratura internazionale come Federico Valverde, che nonostante i numerosi tentativi non è riuscita a fare quella differenza che ci si aspettava.
Il vero rimpianto per la nazionale rioplatense, però, è stato sicuramente legato al reparto offensivo. Due leggende come Suarez e Cavani avevano voglia di regalare un ultimo grande mondiale alla propria patria. Ad accompagnarli, c’era il centravanti del Liverpool Darwin Nuñez, uno dei gioielli più preziosi del calcio sudamericano.
L’Uruguay si è ritrovato all’ultima giornata ad affrontare un Ghana ferito dalla dolorosa eliminazione subita proprio dagli uruguaggi nel 2010, e teneva a vendicarsi. Nonostante un arbitraggio discutibile, i sudamericani non hanno avuto la lucidità necessaria per convertire le occasioni nei goal necessari per la qualificazione.
Serbia: da possibile sorpresa a flop nel mondiale
Una delle nazionali che aveva più hype prima dell’inizio del mondiale, era senza dubbi la Serbia. Il grande percorso nelle qualificazioni nelle quali si era imposta come prima del girone; il giusto mix tra giocatori giovani ed esperti, il grande atteggiamento tenace in campo, sono tutti elementi che avrebbero illuso chiunque. La Serbia poteva vantare due dei migliori giocatori del nostro campionato: Vlahovic e Milinkovic-Savic. I due “italiani” sono riusciti anche ad andare in goal in Qatar, ma hanno dovuto cedere il passo a un’organizzatissima Svizzera e a un Brasile troppo superiore per chiunque.