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Fra i monasteri da vedere nelle Marche, non scordatevi dell’Eremo di San Cataldo di Esanatoglia (da non confondere con l’omonimo Eremo di San Cataldo di Rieti). Prima di tutto: pare che non sia sempre aperto, per cui non è detto che arriviate fin lì e possiate visitarne gli interni. Tuttavia è un itinerario molto amato da chi adora fare trekking o anche solo passeggiare in montagna: vanta un panorama stupendo. Ma attenzione: è abbastanza impegnativa come salita, quindi se non siete ben allenati, potreste faticare un pochino (ma è comunque fattibile).
Eremo di San Cataldo: storia e origini
L’Eremo di San Cataldo sorge su uno sperone del Monte Corsegno, a quota 766 metri sul livello del mare. Testimonianze indicano che questo Eremo sarebbe sorto come collegamento al sottostante monastero benedettino di Fonte Bono già in epoca medievale. Successivamente l’Eremo venne dedicato a San Cataldo, monaco irlandese sepolto a Taranto. L’Eremo sorge in una posizione panoramica, circondato da piccoli edifici. Da alcuni documenti si evince che l’Eremo, oltre che come luogo di culto, venne costruito anche per difendere il territorio.
L’Eremo sorge sulle macerie di un’antica torre difensiva che proteggeva il castello di Esanatoglia. Questo perché da quassù si gode di una vista spettacolare. Una piccola curiosità riguarda il presunto miracolo attribuito al Santo. La leggenda vuole che San Cataldo riuscì a fermare con la sola imposizione della mano la caduta di un masso che rischiava di creare danni in paesi. Ancora oggi, lungo la strada che porta all’Eremo, è possibile vedere un masso con dei fori che, secondo la leggenda, corrisponderebbero alle impronte della mano di San Cataldo.
Eremo di San Cataldo, regno di pace e tranquillità
Se cercate un luogo pieno di pace e tranquillità, è all’Eremo di San Cataldo che dovete venire. Non a caso è una passeggiata molto gettonata da chi adora venire in montagna. L’Eremo è formato dall’antica chiesa con il piccolo campanile, da una torre moderna e da alcune stanze e costruzioni in pietra circostanti (usati come canonica). In particolare la chiesetta è a navata singola, con cappella laterale e presbiterio rialzato.
Se andate dietro la chiesa, poi, sulla destra si trovano alcuni gradini di roccia. Da qui parte un sentiero che dopo poco si divide. Se seguite il sentiero che sale verso destra, si raggiunge anche una piccola grotta.
La vista da quassù lascia letteralmente senza fiato, mentre lungo lo stradone si trovano anche le 14 stazione della Via Crucis.
Eremo di San Cataldo: itinerario
Per quanto riguarda il trekking (il percorso è anche percorribile in mountain bike) verso l’Eremo di San Cataldo, la partenza del percorso è a Esanatoglia. Il percorso è di difficoltà media: è lungo 25 km e ha un dislivello di 800 metri circa. Partendo da Esanatoglia, si risalirà lungo la Valle dell’Esino per circa 4-5 km. A questo punto si lascia la strada principale, si guada un torrente e si sale lungo il sentiero con dieci tornanti. Si risale la montagna fino ad arrivare alle pendici del Monte Cafaggio.
Si prosegue in quota fino a Prato Pero, poi le Fonti del Merennino e si lascia il sentiero per continuare sulla forestale verso Pizzetto di Mutula e Monte Giuoco del Pallone. Dopo averlo aggirato, si cammina sul sentiero che risale il Monte Corsegno: da qui avrete una bella panoramica su tutta la Valle di Matelica. Si scende fino all’Eremo di San Cataldo e si ritorna poi a Esanatoglia.
Ovviamente prima di cimentarvi in questo percorso, assicuratevi che esso sia effettivamente agibile e che le condizioni meteo consentano una passeggiata in sicurezza. Tenete sempre sotto controllo sia la pagina Facebook del Comune di Esanatoglia che il sito ufficiale, per eventuali comunicazioni dell’ultimo minuto.
Come arrivare?
Esanatoglia si trova in provincia di Macerata, vicino a Matelica. Per arrivare all’Eremo, bisogna prendere la superstrada n. 75 che parte da Falconara. Si arriva a Matelica e da qui si prende per Esanatoglia. Una volta arrivati qui, dopo il cimitero si prende la strada che porta al Convento dei Cappuccini e poi all’Eremo.