Dante e le Marche? Certo che sì: Dante Alighieri conosceva molto bene le Marche e non solo dal punto di vista geografico, ma anche da quello politico. Anzi: è verosimile che Dante avesse viaggiato parecchio per le Marche, tanto che nella Divina Commedia sono citati numerosi luoghi marchigiani e altrettanti personaggi famosi locali. Ecco perché oggi, in vista del Dantedì del 25 marzo (giornata nazionale dedicata al Sommo Vate), andremo a dare un’occhiata ai luoghi della Divina Commedia nelle Marche e ai personaggi marchigiani citati da Dante nella sua Commedia.
Il tutto grazie soprattutto al libro Dante e le Marche di Ludovica Cesaroni. Edito da Affinità Elettive, è un libro che vi consigliamo assolutamente se volete conoscere le Marche da un punto di vista insolito (se siete interessati lo trovate anche su Amazon).
A dire il vero non esistono documenti che attestino i singoli spostamenti di Dante, ma, soprattutto durante la fase dell’esilio, è noto che Dante viaggiò molto per la penisola. Inoltre anche molte descrizioni dei posti che fa sono così precise e ricche di dettagli da far sospettare che, effettivamente, Dante si trovasse fisicamente in quei luoghi.
Dante e le Marche: luoghi della Divina Commedia
Questi sono tutti i luoghi delle Marche citati da Dante nella Divina Commedia:
- Gradara (Inferno, Canto V): qui è ambientata la tragica storia d’amore fra i sfortunati amanti Paolo e Francesca. Si tratta anche di uno degli episodi più famosi della Divina Commedia. Tecnicamente Dante non cita nominalmente Gradara, ma è plausibile che il fatto sia accaduto qui e non altrove anche per via di alcuni dettagli storici e delle leggi vigenti all’epoca (qualcuno sosteneva che l’omicidio della coppia fosse avvenuto a Rimini, ma all’epoca qui le leggi erano diverse e l’omicida sarebbe stato punito, cosa che non avvenne)
- Montefeltro: Dante cita questa zona molte volte. Per lui all’epoca i colli marchigiani erano rappresentati dal Montefeltro e dalla rupe di San Leo, oggi comune dell’Emilia-Romagna
- Fano e Focara: qui sono ambientate le vicende di Guido del Cassero, Angiolello da Carignano e Jacopo del Cassero
- San Leo (Purgatorio, Canto IV): ricordiamo che all’epoca San Leo era considerato parte delle Marche, cuore del Montefeltro. Da come viene descritto da Dante, si ipotizza che effettivamente il poeta avesse visitato questi luoghi in prima persona
- Fonte Avellana (Paradiso, Canto XXI): viene citato anche il Monte Catria, non solo l’Eremo di Santa Croce
- Portonovo e Loreto (Paradiso, Canto XXI): c’è una terzina dantesca in questo Canto che può riferirsi sia a Portonovo che a Loreto
- Urbisaglia e Senigallia (Paradiso, Canto XVI): queste due città vengono proprio citate per nome dall’antenato di Dante, Cacciaguida. E’ più verosimile che Dante sia stato a Senigallia in quanto parla della sua decadenza come se vi stesse assistendo in diretta. Per quanto riguarda Urbisaglia si è ipotizzato che Dante potesse esservi passato quando fungeva da balivo per la Curia Pontificia oppure come tappa durante un viaggio a Chiaravalle di Fiastra
Una curiosità: nel De Vulgari Eloquentia, Dante Alighieri parla spesso della Marca Anconetana criticando il dialetto locale, soprattutto quello della Marca Inferiore. Ricordiamo infatti che il dialetto marchigiano, così come quello romano o spoletano, per Dante non rientra nel novero del volgare colto. Tuttavia, a differenza di quanto fa con altri dialetti, Dante col dialetto marchigiano non nega mai un possibile sviluppo in senso poetico.
Dante e le Marche: personaggi della Divina Commedia
Qui, invece, trovate tutti i personaggi marchigiani (o che hanno avuto a che fare con le Marche) citati nella Divina Commedia da Dante Alighieri:
- Paolo e Francesca (Inferno, Canto V): Dante aveva conosciuto di persona Paolo Malatesta fra il 1282 e il 1283, quando questi era capitano del popolo a Firenze. Tecnicamente né Paolo né Francesca erano di origini marchigiane: Paolo era nato a Verucchio, Emilia-Romagna, mentre Francesca a Ravenna. Tuttavia, visto che della loro storia è nota soprattutto la morte e il fatto che sia avvenuta a Gradara, eccoli che entrano a far parte di questo elenco
- Guido da Montefeltro (Inferno, Canto XXVII): mentre Guido da Montefeltro rievoca con nostalgia la sua terra, Dante ci dice esplicitamente di essere stato ospite della corte di Urbino
- Federico II di Svevia (Inferno, Canto X e Canto XIII): Dante lo cita due volte. Originario di Jesi, Federico II di Svevia mise fine alla struttura feudale delle Marche e promosse lo sviluppo culturale
- Guido da Carpegna (Purgatorio, Canto XIV): personaggio minore della Divina Commedia, Dante comunque lo cita per via della sua integrità morale
- Bonconte da Montefeltro (Purgatorio): imparentato con Guido da Carpegna, questo esponente dei Ghibellini incontra Dante nell’Antipurgatorio. Rivali quando Bonconte era in vita, ormai che è morto fra i due non c’è più alcun astio
- Malatesta (Inferno, Canto XVIII): Dante dimostra di non amare molto alcuni esponenti dei Malatesta. Cita Gianciotto, l’omicida di Paolo e Francesca, sempre nel Canto V dell’Inferno. Tuttavia parla anche di Malatesta il Vecchio, il padre e del figlio Malatestino. Soprattutto quest’ultimo rivolse la sua furia contro Fano
- Guido del Cassero e Angiolello da Carignano: i due capi di Fano vengono citati come vittime del Malatestino, anche se la fine dei due è posteriore alla Divina Commedia
- Jacopo del Cassero (Purgatorio, Canto V): marchigiano d’origine, Dante utilizza questa figura per mostrarci cosa sia per lui il territorio marchigiano. Inoltre Jacopo chiede esplicitamente a Dante di ricordarlo a Fano e di recarsi nella città
- San Pier Damiani (Paradiso, Canto XXI): Dante incontra il riformatore dei Camaldolesi nel Paradiso